venerdì 27 giugno 2008

San Giobbe Playground.....


Stimolato dal buon Pariglia, assessore tascabile del basket de "noattri" , faccio un salto nel passato per un tuffo nei playground veneziani....Il mio basket da "strada" è sempre stato quello del patronato di San Giobbe, dove per anni ho anche militato nella stessa società sportiva assieme a personaggi che ancora oggi sono conosciuti nell'ambito del nostro basket, come Matteo Moretti (Giants Marghera ,Castelfranco ) , Francesco Barbieri mio ex-coach e oggi capo istruttore arbitri e il coach della mia ultima stagione , Giorgio "Toro" Dei Rossi.
Il playground Veneziano, per forza di cose , era diverso da quello di qualsiasi altra città, qui la gente si sfidava nei patronati e non nei campetti di qualche Parco; spesso si era adirittura costretti ad assistere a qualche Messa in Chiesa per avere il benestare per giocare .
Non c'erano appuntamenti da darsi o giorni fissi, in qualsiasi momento si arrivasse ai piedi del Ponte dei Tre Archi, si sentiva già il rumore del pallone e qualcuno era alla porta a vedere chi voleva entrare per giocare...solo dopo una certa ora scattava la fascia tabù per molti, dove giocava solo chi "sapeva giocare" o meglio, giocava chi era "Padrone del campo".
Chiavi in mano dal Prete e via, fino a che non spariva il sole.
Molti giocavano in Jeans , scarpe scomode , senza maglia per non sudarla oppure, quando faceva freddo, si giocava comunque in maniche corte...a San Giobbe non esistevano le maniche lunghe se non per chi veniva da fuori, ma questa è un'altra storia.
Le comodità erano ininfluenti, niente abbigliamenti da americani o gatorade nello zainetto, solo il proprio pallone e la regola niente parolacce o bestemmie o eri bandito dal campo...almeno ci si provava...
Scelto il pallone e fatte le squadre , prendeva forma un basket tutto suo, dove spesso anche i più bravi delle varie squadre di club erano impacciati , dove chi pensavi non sapesse giocare ti faceva un mazzo tanto, dove dovevi conoscere ogni crepa del cemento , dove le regole erano improvvisate: nessuno chiamava passi o tre secondi, quelle erano regole da signorine, i contatti fisici erano stimolanti e i segni sulle ginocchia o sui gomiti ti rendevano uno con le palle.
Partite ai 51...no aspetta ai 71....no facciamo ai 101....si giocava fino a quando le condizioni erano impossibili , la pioggia , il vento, il freddo gelido , non erano problemi di nessuno a San Giobbe.
I ricordi più divertenti, quando si giocava nello stesso campo del San Giobbe basket che era quasi un campo secondario, erano quando la palla rimbalzava oltre il muro e finiva in canale....via un'asciugata e si riparte o quando finiva oltre la rete nel giardino della signora che ci amava/odiava quasi attendendo la scampanellata per rifarci dare la palla , strappandoci qualche promessa di star buoni, una spesa all'alimentari vicino o a qualcuno rifilando anche una mezza sberla in testa.
Spesso i compagni di "campetto" ci venivano a vedere quando giocavamo il campionato e a fine gara ti sentivi dire "dai movite che te speto de là che femo 5 vs 5 coi fioi" , trovando a volte più gente a vederti giocare la che in campionato e qualche povero ragazzo che ti chiedeva sempre "quanto ve manca? quante partie dové far?" , le risposte ovviamente non serve scriverle.
Quel piccolo strano rettangolo di cemento mal gettato è uno dei più bei ricordi di quegli anni, quasi senza tempo, dove ho conosciuto un sacco di gente fortissima, alcuni strani, alcuni impossibili da marcare solo la dentro, alcuni che non sopportavo di solito ma che rispettavo in quel campo, era un vero playground dove, alzata la palla a 2, eravamo tutti uguali.
Certo i numeri non mancavano, come le entrate folli di Sandro Santini, i tiri di tabella di Paolone Rossit, le guerre tra Simone Mauro e suo fratello Daniele , le partite dei cosiddetti grandi a cui eri invitato e dove trovavi molti della Prima Squadra del San Giobbe, come Marco "Pippo" Filippi , Stefano Calzolari, dove a volte veniva a farsi 2 tiri anche il mitico e compianto Renzo "Nico" Fontanelli, e i tanti , troppi, palloni finiti sul tetto della Chiesa calciati da qualcuno incavolato per un canestro annullato.
A volte quando mi cade l'occhio su qualche vecchia cicatrice, rido per i ricordi ma me li tengo anche stretti...spero che molti ragazzi d'oggi possano avere un giorno un segno da ricordare con questa intensità, che abbiano leggende di giocatori mai più visti nè sentiti da raccontare, perchè spesso sono più reali di quel che si pensa, anche se le ricordi solo tu e altri due.

Cekk

3 commenti:

setteisole ha detto...

Eeeeh Cekk, dillo ai lobotomizzati col basket del nintendo DS. Sai che il mio rapporto col basket si limita a due tornei "canicolari" della festadellunità di Catene, però ti capisco perfettamente. E' come se parlassi di costole rotte per me (se penso che adesso si usano i corpetti imbottiti!!!)
Semo veci? non so, io non mi sento vecchio. E in ogni caso, anche fosse, meglio vecio che rincoglionito

Unknown ha detto...

Salve, sono un ragazzo ormai 41enne che ha giocato a basket per 30 anni più o meno nella stessa società, la Cestistica Audace Pescia (PT). Mi ricordo che da ragazzo, intorno agli 11/12 anni, credo, venimmo a Venezia a fare un'amichevole di basket contro il San Giobbe su un campo all'aperto. Suppongo che fosse della parrocchia. Vorrei sapere se se esiste ancora quella società e quel campetto di basket. Io vengo spesso a Venezia perchè i miei suoceri hanno abitato tanti anni al Lido e ora stanno a Mogliano Veneto. Mia moglie ha ancora amici a Venezia.
Perciò mi piacerebbe rivedere quei posti, per me la pallacanestro ha avuto un ruolo fondamentale nella mia vita.
Grazie,
Stefano

cekkino ha detto...

Ciao Stefano, che piacere leggere il tuo commento e sapere che qualcuno di Pescia si ricorda di San Giobbe. Io Ho giocato la per alcuni anni e , anche se sono del 75 ho avuto modo di giocare contro il Pescia, proprio in quel campo all'aperto, di cemento, che ricordi molto bene. La Società San Giobbe non esiste piu' da anni purtroppo ma il campo dovrebbe esserci ancora, non so se per visitarlo prima devi chiedere al Parroco che si trova alla porta successiva. Ad ogni modo prendi il Vaporetto e scendi ai Tre Archi poi da li lo vedi subito il vecchio campo ai piedi del ponte. Un saluto e grazie a te